L’Italia vuole consentire il ritorno di ChatGPT in modo condizionale

Stato: 18/04/2023 11:42

Il software ChatGPT AI è bloccato in Italia da fine marzo. L’autorità italiana per la protezione dei dati personali ha ora annunciato un possibile rientro il 30 aprile, soggetto a condizioni.

L’autorità italiana per la protezione dei dati vuole sbloccare il software ChatGPT AI dall’operatore OpenAI a determinate condizioni. “Siamo pronti a consentire il ritorno di ChatGPT il 30 aprile, se OpenAI è pronto a prendere le misure appropriate”, ha detto il capo dell’agenzia Pasquale Stanzione in un’intervista al quotidiano Corriere della Sera.

Secondo Stanzione, la società supportata da Microsoft è pronta ad implementare i requisiti dell’autorità per la protezione dei dati.

Le autorità italiane per la protezione dei dati hanno per ora bloccato il chatbot ChatGPT basato sull’intelligenza artificiale.
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La preoccupazione è, tra l’altro, in termini di protezione dei dati

L’intelligenza artificiale generativa (AI) ha fatto scalpore nella politica e negli affari con il rilascio di software. I programmi possono, ad esempio, rispondere a domande o creare testi completi basati su poche parole chiave. Grandi quantità di testo pre-alimentate servono come base.

Tuttavia, ci sono preoccupazioni per le risposte errate e la protezione dei dati. A causa della presunta violazione, a fine marzo il responsabile della protezione dei dati italiano ha avviato un’indagine su OpenAI. Da allora il software AI è stato bloccato per gli utenti italiani.

Alibaba ha pubblicato il suo modello di intelligenza artificiale e la Cina è la prima bozza del regolamento.
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La Germania ha respinto il divieto

L’autorità francese per la protezione dei dati CNIL ha annunciato la scorsa settimana un audit ChatGPT su richiesta dell’agenzia di stampa Reuters. Secondo la sua stessa dichiarazione, l’autorità sorella spagnola dell’AEPD ha offerto alle autorità dell’UE di prendere le misure appropriate.

In Germania, il Ministero federale del digitale e il Ministero federale dell’Interno hanno respinto il divieto. Al contrario, il Ministero degli affari interni sostiene la regolamentazione quando si utilizza l’IA.

Federica Faugno

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