Una tempesta politica senza precedenti si abbatté sull’Europa dal febbraio 1848: a partire da Parigi, le persone in molte parti del continente si ribellarono contro i bastioni di ferro della monarchia, bramando la libertà, la democrazia e l’autodeterminazione nazionale. Ma il vecchio regime ha reagito brutalmente
Di Hannes Schrader
Nei primi giorni del 1848, una calma ingannevole avvolse l’Europa. Principi e re governano il continente, in molti luoghi con un potere quasi illimitato. Tre decenni prima, avevano ripristinato il vecchio sistema di governo, dopo aver sconfitto Napoleone, le cui conquiste avevano scosso il tessuto politico dell’Atlantico fino agli Urali.
Chiunque osi criticare pubblicamente o sospettare tentativi sovversivi rischia la prigione o l’esilio. E in alcuni paesi che non hanno alcun parlamento, solo una manciata di élite ha il diritto di voto.
Ma la Rivoluzione francese propagò un’idea difficile da estirpare: lo Stato doveva essere fondato sulla volontà del popolo, non sull’autorità dei principi. Inoltre, le persone con una lingua e una cultura comuni si vedono sempre più come membri di una nazione avente diritto al proprio stato. Ad esempio la Germania, la cui patria è frammentata in molti stati, o l’Ungheria e la Repubblica Ceca, i cui territori appartengono da generazioni al multietnico impero asburgico.