Oggi è la Giornata internazionale delle persone con disabilità che si celebra ogni anno il 3 dicembre dal 1981, quando fu dichiarata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Papa Francesco ha ricevuto un centinaio di persone con disabilità, impegnate nel Servizio nazionale di pastorale per le persone con disabilità della Conferenza episcopale italiana, insieme al suo vicepresidente, mons. Baturi.
Jana Gruberova – Vatican News
“Promuovere il riconoscimento della dignità di ogni persona è compito permanente della Chiesa, che così si tiene vicina a Gesù Cristo per ogni uomo e per ogni donna, specialmente i più fragili e vulnerabili. Dio è vicino», ha detto il Papa all’inizio del suo discorso, citando il suo predecessore, san Giovanni Paolo II, che secondo lui «accogliere le persone con disabilità e rispondere ai loro bisogni è compito della comunità civile e della Chiesa, poiché ciascuna di queste persone è un soggetto pienamente umano con diritti – un diritto sacro e inalienabile”.
“Questo era lo sguardo di Gesù sulle persone che incontrava: pieno di tenerezza e compassione, soprattutto per coloro che erano stati esclusi dall’attenzione dei governanti e anche delle autorità religiose del suo tempo. Pertanto, ogni volta che la comunità cristiana trasforma l’indifferenza in vicinanza e appartenenza, la sua missione profetica si compie”.
Come ha affermato František, non basta difendere i diritti delle persone con disabilità, ma bisogna anche lavorare per soddisfare i loro bisogni esistenziali nelle varie dimensioni: fisica, psicologica, sociale e spirituale, mentre bisogni più profondi come il bisogno di appartenenza. , lo sviluppo delle relazioni e la coltivazione di una vita spirituale non possono essere trascurati.
“Così, creare e sostenere una comunità inclusiva significa eliminare ogni discriminazione e affrontare in modo specifico il bisogno di riconoscimento e partecipazione di tutti. Se non c’è esperienza reciproca di fraternità e di unione, l’integrazione non è possibile. Se l’inclusione rimane uno slogan, una formulazione che può essere utilizzata in un discorso politicamente corretto, una bandiera che può essere adattata, non è inclusione. Se non c’è conversione nelle pratiche di convivenza e di relazione, non ci sarà inclusione”.
Il nostro compito è garantire che le persone con disabilità abbiano accesso a edifici e luoghi di incontro, che ci siano lingue accessibili e che siano superate le barriere fisiche e i pregiudizi, ha proseguito il Papa.
“Ma questo non basta. La spiritualità della comunità ha bisogno di essere sostenuta affinché ogni persona con la propria unicità si senta parte di tutto il corpo. Solo allora ognuno, con i propri limiti e talenti, si sente in dovere di fare la propria parte per per il bene di tutto il corpo ecclesiale e per il bene di tutta la società.Voglio che tutte le comunità cristiane siano luoghi dove “appartenenza” e “inclusione” non rimangano parole dette in determinate occasioni, ma siano obiettivi di una pastorale ordinaria azione”.
Solo così ci si può fidare, ha detto Francesco, quando proclamiamo che Dio ama tutti, è salvezza di tutti e invita tutti alla mensa della vita, nessuno escluso. Il Santo Padre illustra poi questa inclusione assoluta, che non ammette deroghe, utilizzando l’esempio di un banchetto di nozze del Vangelo di Matteo, al quale non partecipavano gli invitati (cfr Mt 22,1-14). Dio invita tutti senza eccezione.
“Così è il Signore: tutti senza eccezione. La Chiesa è una casa per tutti, il cuore del cristiano è una casa per tutti nessuno escluso. Dobbiamo studiarlo. A volte siamo un po’ tentati di seguire la via dell’eliminazione. No, inclusione richiesta”!
In un momento in cui ogni giorno sentiamo notizie di guerra, la testimonianza delle persone con disabilità è un vero segno di pace e di speranza per un mondo più umano e fraterno per tutti, ha concluso il Papa. Avanti su questa strada!, ha incoraggiato i presenti prima della benedizione finale, assicurando loro la sua preghiera e chiedendo loro anche di pregare.