L’invasione russa dell’Ucraina ha unito l’Europa. La domanda rimane per quanto tempo

Non è un segreto che la Russia, a differenza dell’Unione Sovietica, non sia una superpotenza. Il suo PIL è stato a lungo al livello dell’Italia e l’economia russa è praticamente completamente dipendente dalle esportazioni di materie prime, guidate da petrolio e gas naturale. Ecco perché il defunto senatore degli Stati Uniti John McCain una volta descrisse giustamente la Russia come una “stazione di servizio mascherata da nazione”. Nonostante sia economicamente relativamente insignificante, la Russia post-sovietica ha mantenuto una notevole influenza in Europa negli ultimi due decenni. Certo, l’esportazione di materie prime, dove il “vecchio continente” non era così abbondante, ha giocato un ruolo importante in questo. Altrettanto importante è la rete di politici e partiti filorussi, che il regime di Putin è riuscito via via a diffondere in quasi tutta l’Unione Europea.

I politici amichevoli dell’Europa centrale e occidentale assicurano che qualunque eccesso la Russia compia sulla scena internazionale o interna, non finisca in un completo isolamento. Nel 2008 è stato in grado di invadere la vicina Georgia con una resistenza solo simbolica e sei anni dopo ha annesso la Crimea e ha dato inizio a un conflitto nell’Ucraina orientale. Ma quando lo scorso febbraio Putin ha deciso di lanciare un’invasione su vasta scala, la rete che aveva impiegato anni a costruire ha cominciato a sgretolarsi. E l’Unione Europea tradizionalmente divisa ha trovato, almeno temporaneamente, l’unità che si poteva solo sognare prima dell’invasione.

Affascinato dalla Russia

La dimensione dell’influenza della Russia in Europa prima dell’invasione ucraina non può essere sopravvalutata. Probabilmente non esiste uno Stato membro dell’UE in cui non operino partiti politici che, in misura minore o maggiore, promuovono gli interessi della Federazione Russa. Certo, non tutti i casi coinvolgono direttamente politici o interi partiti finanziati da Mosca, anche se anche di questo ci sono prove inconfutabili.

Basti ricordare un recente rapporto dei servizi segreti statunitensi, che ha calcolato che dal 2014 la Russia ha pagato almeno 300 milioni di dollari a partiti politici amici in due dozzine di paesi. Il rapporto tra l’Associazione nazionale francese e Marine Le Pen, che ha ricevuto prestiti redditizi per le campagne elettorali da banche legate al regime russo, è pienamente comprovato.

Ma anche l’attenta costruzione dell’immagine della Russia come baluardo dei valori tradizionali contro un mondo liberale fuorviato ha fatto la sua parte. Vladimir Putin ha incontrato alcuni…

Adriana Femia

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