Nuove prove della penetrazione e dell’influenza del suo “Eurogruppo” italiano. Porta del Qatar a Bruxelles rivelano “La Repubblica”.
Nella pubblicazione odierna, il quotidiano italiano cerca di “mettere in luce” le azioni di un gruppo di italiani finanziati dal Qatar per promuovere la propria agenda in cambio di “tangenti”.
La pubblicazione parla in dettaglio del metodo di azione “click” – così come viene caratterizzato – all’interno del Parlamento europeo, citando quanto accaduto nella recente risoluzione in Qatar, che Eva Kaili ha sostenuto pur non partecipando alla commissione competente. .
Il giornale presenta poi come Eva Kaili sia riuscita a essere eletta, a gennaio, vicepresidente del Parlamento europeo, anche grazie alla rete di contatti di Antonio Panzeri, anch’egli arrestato per Qatargate.
Articolo completo da “La Republica”
“Il Parlamento europeo è stato corroso, non solo politicamente, ma anche fisicamente. Innanzitutto, lo scorso anno a dicembre, la commissione Libe del Parlamento europeo – che si occupa di libertà civili – stava discutendo una disposizione che rinunciava ai visti di ingresso europei per i qatarioti. Ecco un incontro critico.Questo è considerato fondamentale per la “cricca” e anche per il governo del Qatar.La disposizione dei seggi elettorali è davvero impressionante.
All’interno della sala della Commissione, oltre ai parlamentari, c’erano almeno altre quattro persone. Uno era Francesco Giorgi, aiutante dell’arrestato Andrea Coccolino, il secondo era il consigliere politico del gruppo S&D, Eldar Mamedov dall’Iran, e poi due uomini venuti direttamente da Doha. Si siedono dietro i seggi dei membri del parlamento. E i lavori sono seguiti. Non lampeggiano. Solo quando fu raggiunto l’accordo finale si alzarono e se ne andarono. Così come Georgi e Mamedov.
Con una piccola ma importante differenza. Quando il “gioco” è finito e gli accordi sono stati presi, l’assistente di Kotsolivo si rallegra. Era come se avesse segnato un gol. E ha “festeggiato” con il suo vicino, il consigliere del gruppo socialista. La scena che ha messo tutti un po’ in imbarazzo. Non c’è mai stata una tale “reazione” durante l’esame di queste disposizioni. Soprattutto la presenza di “osservatori” esterni che sembrano essere lì per controllare. Un “mistero” che nessuno può svelare. Ed è quanto hanno scoperto gli investigatori belgi che hanno indagato sul Qatargate. Nel palazzo intitolato ad Altiero Spinelli non è infrequente la presenza di ospiti che visionano le opere, ma non certo in quel modo.
Inoltre, da novembre, Georgie è apparso sempre più nervoso. La sua attenzione è concentrata esclusivamente su tre dossier: la risoluzione che sarà votata a fine novembre alla plenaria di Strasburgo, il testo sui visti e l’accordo con Qatar Airways. Molto difficile! Al punto che ha continuato a sopprimere alcuni dei suoi “colleghi” assistenti. Anche nella chat interna. E anche violare alcune normali procedure.
Nelle email del gruppo S&D, ad esempio, il nome di Georgi ha iniziato a comparire accanto ai nomi dei parlamentari. È come se la sua presenza fosse obbligatoria anche sul piano “politico”, e come se questa fosse considerata una “battaglia madre” e forse anche una “raccolta di prove”. Basti pensare che proprio per l’azione sui visti, dopo lo spoglio dei voti, i funzionari si sono accorti che era stato contato un voto in più. Quale? Da Eva Kaili, vicepresidente del Parlamento europeo e socia di Georgi.