Il fatto che la traversata della vetta sia spesso instabile a causa del tempo è dovuto alla natura della sua posizione. Tuttavia, in Italia, intorno a loro si è formato un uragano, che non vale per i meteorologi. Matteo Salvini, capo della Lega populista di estrema destra e ministro dei trasporti e delle infrastrutture italiano, non ha mancato di alimentare questa tempesta di rabbia. Salvini prende la parola in maniera aggressiva: solo sul suo cadavere verrà tolta la croce dalla cima delle Alpi. Il fatto che nessuno avesse intenzione di farlo non ha infastidito né lui né chiunque altro sia entrato nell’acceso dibattito sulla croce, che si dice si trovi in cima alle Alpi italiane.
Il tutto è stato preparato a soli 120 metri sul livello del mare in occasione della presentazione del libro all’Università Cattolica di Milano pochi giorni fa. Marco Albino Ferrari, responsabile dei media del Club Alpino Italiano (CAI), ha affermato che i crossover di punta dovrebbero essere difesi e curati, ma non ripristinati. Il vertice deve essere ideologicamente neutrale per tutti. Non è un’idea nuova, ad esempio un uomo sacro alla montagna – l’altoatesino Reinhold Messner – la promuove da tempo. Il re di ottomila persone ha detto che la montagna appartiene a tutti e nessuno ha il diritto di “mettersi il cappello”.
Quanto detto a Milano, però, è diventato pubblico in modo storto: il Club Alpino Italiano non vuole più mettere croci di pinnacolo, e potrebbe anche toglierle. Il responsabile culturale della Federazione tiro a segno dell’Alto Adige, Martin Robatscher, ha commentato: “Non permetteremo che ci vengano portate via le nostre tradizioni e usanze religiose e culturali”, compresa la croce con lo stemma.
La gioia culmina con la rassegnazione
“Notizie false in quota”, recitava il titolo Il Fatto Quotidiano dati i vari politici che commentano gli affari cross-summit. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani vede in pericolo “i nostri valori e le nostre radici”. Il ministro del Turismo Daniela Santanchè ha dichiarato: “E’ rimasta “scioccata” dal fatto che il Club Alpino non volesse più una traversata in vetta, “cosa che va contro i nostri principi, la nostra cultura e la nostra identità”. Santanchè, però, avrebbe probabilmente raccolto con gratitudine la croce caduta se solo avesse distolto l’attenzione dai titoli sui suoi precedenti discutibili affari, che piacevano a giornalisti d’inchiesta, opposizione e procura.
Nel furore, l’indisponibile presidente del Club Alpino Antonio Montani ha annunciato che il CAI non aveva intenzione di abolire la croce di cime, non avendone nemmeno discusso, si è anche scusato con il ministro del turismo. E il capo dei media del CAI si è dimesso, assicurando di aver espresso solo opinioni personali e non ha mai detto che la croce dovrebbe essere rimossa. Il suo collega dentro Lo Scarpone (“Der Bergboot”), la rivista online del CAI, ha messo in dubbio l’istituzione di una nuova croce di vetta.
Il CAI si è sentito in dovere di chiedere moderazione nella formulazione dei post sulla sua pagina Facebook. A questo proposito, alcuni considerano la croce anacronistica, o scrivono di ritenere che il simbolo religioso sia fuori posto sulla cima della montagna. Tuttavia, la maggior parte di loro vuole davvero mantenere viva questa tradizione di montagna. Non solo perché la croce fa parte di una bellissima foto in alto.
