Il giornalista francese ha infatti notato che il programma prevede riflessioni sui seguenti temi: “l’ordinazione di uomini sposati e l’ordinazione di diaconi donne”, i vescovi “sono regolarmente valutati in carica e [denen] devono essere contrastati, se necessario, nell’espletamento dei loro doveri”, e infine “l’associazione delle Chiese locali in vaste aree del mondo [die] può avere lo stesso peso di Roma nelle decisioni importanti”.
Jean-Marie Guénois ritiene che “Francesco sia preoccupato di usare gli effetti devastanti della crisi degli abusi sessuali da parte di una minoranza del clero per decostruire la gerarchia del potere nella Chiesa, non più al vertice, ma dal “popolo di Dio”. Cioè i laici di base che, per la loro “dignità battezzata”, hanno il “diritto” di lottare contro il “clericalismo”, per rinnovare l’evangelizzazione”. La “chiesa” – che viene citata solo dieci volte – che vuole diventare la “chiesa sinodale” – questo nome ricorre centodieci volte nel testo – la questione del suo contenuto non stupisce. Si sovrappongono a tutti gli accenti papali di papa Francesco». Cioè, con un’enfasi sui poveri, sui migranti, sull’accoglienza di tutti, cioè “divorziati risposati, poligami o LGBTQ+”.
Inoltre, questo progetto rivoluzionario vuole ancorare il diritto canonico. “La Chiesa sinodale costitutiva è chiamata a coniugare il diritto di tutte le persone a partecipare alla vita e alla missione della Chiesa in virtù del loro battesimo con il ministero dell’autorità e l’esercizio della responsabilità.
I cattolici avevano dei doveri, ora hanno dei diritti. Occorre “modificare le strutture canoniche e le procedure pastorali per favorire la corresponsabilità e la trasparenza”, in particolare attraverso la creazione di “aggregazioni ecclesiali locali”, ma anche di “organi continentali” della Chiesa, unitamente alla “Conferenza Episcopale” “docente l’autorità” può essere decentralizzata.”
Infine, questa rivoluzione suggerisce un metodo per raggiungere i suoi obiettivi. I vaticanisti francesi hanno sottolineato: «Questo documento di lavoro descrive per la prima volta il nuovo processo decisionale collettivo che il sinodo intende praticare e insegnare “dal seminario in poi” per far sì che sacerdoti e vescovi non occupino più una posizione dominante. posizione per coltivare un atteggiamento di “servizio” ai credenti.
Al centro del nuovo sistema c’è un metodo chiamato “parlare con la mente”. È stato addirittura pubblicato uno schema esplicativo che ne spiega le tre fasi dopo un “tempo di preghiera”: “alzati e ascolta attentamente i contributi degli altri”, poi “fai spazio agli altri e agli altri” e di’ quello che “risuona di più”. o “ha sollevato la massima resistenza”. Infine, “costruire insieme” “riconoscendo intuizioni e consensi” e “individuando disaccordi e ostacoli” ma “emerge una voce profetica” perché è importante che “tutti si sentano rappresentati dall’opera”. Il testo spiega: “Non si tratta di reagire o contrastare ciò che si sente, ma di esprimere ciò che tocca o sfida l’ascoltatore”.
Perché, prosegue il documento, «l’effetto dell’ascolto nello spazio interiore dell’altro è il linguaggio che lo Spirito Santo usa per parlare con la propria voce». E questo metodo deve essere utilizzato a tutti i livelli nella Chiesa con la creazione della funzione di “moderatore del processo generale di differenziazione”.
Come puoi immaginare, questo documento ha suscitato molti commenti critici nei media.
Quali sono le caratteristiche della chiesa sinodale?
Sotto il titolo esplicito di sinodalità come espressione di una Chiesa “fluida”, flessibile, spiega a fondo Stefano Fontana La Nuova Bussola Quotidiana 21 giugno, cos’è una “chiesa sinodale” nelle sue stesse parole da Strumento da laboratorio è: «Poiché la sinodalità è considerata come un processo derivante dalla partecipazione attiva del popolo di Dio, e come tale esperienza e pratica attiva, il documento di lavoro del sinodo caratterizza il “sinodo della chiesa” per gli atteggiamenti da assumere, le pratiche da adottare implementato.
Si è in ascolto: una chiesa sinodale è una chiesa in ascolto. L’altra è l’umiltà: la Chiesa sinodale è una Chiesa che sa di avere molto da imparare. Terzo è l’attitudine all’incontro e al dialogo con tutti (naturalmente anche con riferimento all’urgenza ecologica).
Segue poi la caratteristica della Chiesa che non ha paura della verità che porta, ma la afferma senza imporre uniformità (plurale Chiese, verrebbe da pensare… ma come plurale?). Non può quindi non essere una Chiesa accogliente, aperta a tutti. E infine, la caratteristica più notevole: una chiesa alle prese con un salutare problema di incompletezza”. Conclude Fontana: «Non sarebbe difficile scorgere in queste espressioni una mancanza di coerenza teologica. Per questo si può dire che l’Instrumentum laboris è un testo “eloquente”, che rimane aperto a qualsiasi conclusione, anche la più rivoluzionaria.
Un testo dove ci si può aspettare di tutto. Incidente? No, perché al centro di tutto c’è il processo, che è un elemento costitutivo della sinodalità. La liquidità guida il processo, sostituendo la verità con le relazioni; come ha la precedenza su cosa e perché.
L’Instrumentum laboris mira alla riconfigurazione della Chiesa
Sul blog di Settimo Cielo, Sandro Magister annota quel 28 giugno Strumento da laboratorio usare lo Spirito Santo per promuovere la nuova chiesa sinodale. Sotto il titolo “Conversazione in spirito – un sinodo senza capo né capo”, i vaticanisti italiani hanno scritto: “La formula “conversazione in spirito” ideata dai due cardinali che hanno presieduto il sinodo, Mario Grech di Malta e Jean-Claude Hollerich Lussemburgo , è stato presentato come tema della prossima sessione plenaria del Sinodo di ottobre. In Strumento da laboratorioche doveva essere un quadro per le assise e pubblicato il 20 giugno, le parole compaiono più volte.
E nella conferenza stampa che ha accompagnato la presentazione, è stato addirittura individuato come il modus operandi del sinodo stesso. […] Ma finirà davvero questo sinodo? Dato il modo in cui Francesco li ha finora indirizzati e durante il suo tempo come papa, questo è dubbio. A Francesco interessava soprattutto una cosa: mettere in moto il “processo”. Con durata illimitata. Non gli importa se confonde e confonde, perché lo Spirito Santo saprà dove guidare la Chiesa”.
Nell’ultimo numero di La Civiltà Cattolica, la rivista dei gesuiti di Roma, stampata sotto il controllo delle autorità vaticane, riportava un articolo di Jos Moons, gesuita dell’Università di Lovanio, che diceva tutto nel titolo: “Papa Francesco, lo Spirito Santo e la sinodalità. Verso una riconfigurazione pneumatologica della Chiesa”. La definizione molto vaga di “parlare della mente” descritta nell’Instrumentum laboris è un’implementazione di questa “riconfigurazione”. Dove tutto è permesso, nel trionfo della libertà di parola e nel vistoso rispetto per lo spirito che “soffia dove vuole”.
Quando la “chiesa che ascolta” diventa autistica
Sul sito Silere non possumusapparentemente beneficiando di informazioni tratte da fonti più vicine al potere romano, la seguente rivelazione potrebbe essere fatta il 23 giugno durante la conferenza di presentazione Strumento da laboratorio il 20 giugno si legge: “Le richieste cattoliche di moderazione non sono state affatto prese in considerazione.
Ancora meno sono considerati dai cattolici più tradizionalisti o dai tradizionalisti. Questi ultimi hanno sempre denunciato possibili eccessi da parte del sinodo… Visti gli avvenimenti, diventa sempre più difficile trovare la loro colpa. In una conferenza stampa, quando un audace giornalista ha osato chiedere il motivo della sua assenza, gli è stato risposto: “Stiamo ascoltando tutti”. È come rispondere a qualcuno che mi ha chiesto “Come va la tua salute?” ha risposto che “i medici sono davvero molto bravi”! Impossibile dire se le persone nella segreteria del sinodo siano stupide o intelligenti. Per inciso, è stato aggiunto quanto segue: “Lo Spirito Santo è menzionato molte volte. Ma non si dice mai che questo spirito è lo spirito di Cristo, che ci ricorda ciò che il Maestro ci ha insegnato”.
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