Per 31 anni Silvio Berlusconi è stato una costante del Milan. L’aspetto del suo sorriso bianco perlato e… i suoi capelli brillanti e trapiantati, sono sinonimo del club tanto quanto i colori rosso e nero che indossa.
È arrivato a Milanello con un elicottero Agusta in un ingresso epico sulle note delle Valchirie di Wagner. Questo è ciò che Silvio Berlusconi scelse per inaugurare una nuova era per il Milan l’8 luglio 1986. Emerse come un eroe conquistatore. Tasche profonde e la reputazione di aver costruito un impero commerciale.
Era un principiante nel mondo del calcio, ma questo non gli dava fastidio. Con incredibile sicurezza e un “tocco Mida” che non conosceva limiti, ha spazzato via tutto sul suo cammino. Durante il suo regno ventinove trofei finirono al Museo Mondo di Milano. Nella vita privata ha provocato come al solito la società italiana. Feste floreali, corruzione, commenti razzisti, omofobia, evasione fiscale e legami mafiosi.
Dal punto di vista di un tifoso, gran parte di ciò che Berlusconi ha fatto al di fuori del calcio è andato perso nell’arco di 90 minuti mentre si riversavano vittorie e bei momenti. Anche adesso, tra le mura del mitico San Siro, la menzione del nome di Berlusconi suscita ancora emozioni positive. Fuori San Siro il sentimento arriva fino all’odio assoluto. Questo è quello che voleva. Lo ami, lo odi, lo ami, lo odi.
Alcuni ricorderanno la Coppa dei Campioni e le incredibili squadre che creò ai suoi tempi. Altri penserebbero agli scandali e alla vita disgraziata del Cavaliere. Nel bene e nel male, ciò che non si può negare è l’enorme ombra che ha gettato sul club milanese, una delle figure italiane più controverse nella storia moderna del Paese, socialmente, politicamente e calcisticamente.