A metà giugno 1921 intervennero gli Alleati (Gran Bretagna, Francia, Italia), chiedendo la cessazione delle ostilità in Asia Minore, il ritiro delle truppe greche e la nomina di un comandante cristiano in territorio ionico. A quel tempo, l’esercito greco dell’Asia Minore contava quasi 200.000 uomini, mentre pochi giorni prima il re Costantino arrivava a Smirne, per guidare una nuova fase delle operazioni che sarebbe iniziata pochi giorni dopo.
Il numero di “Kathimerini” pubblicato il 13 giugno 1921 presentava sia le proposte della Forza che la risposta negativa del governo greco.
“Le potenze alleate”, affermava la proposta, “erano fermamente convinte che, qualunque fosse il risultato immediato della ripresa della lotta tra le forze greche e turche in Asia Minore, la lotta non fosse affatto un segno di pace duratura, né lo erano si sono riconciliati con i veri interessi e con i reali poteri di questi ultimi». In seguito ha chiarito la propria posizione sul rigetto della proposta: “Se il governo greco deciderà che non ha interesse ad accettare alcun intervento o parere espresso dall’esterno, gli alleati non potranno persistere nei suoi tentativi di rimanere infruttuosi. In in questo caso, la responsabilità per le conseguenze di ripetute lotte sarà esclusivamente a carico dei Greci”.
Il governo greco, in risposta, ha affermato che la situazione in Asia Minore “non è un risultato casuale di conflitti individuali, ma la continuazione di una tale guerra globale, la cui guerra finale attende solo nel Vicino Oriente sotto le truppe da un lato e la Turchia dall’altra”. Osservò, tuttavia, che “malgrado il suo forte desiderio di obbedire ai consigli dei Grandi Alleati, non poteva acconsentire a loro, perché qualsiasi rallentamento nelle operazioni militari andava oltre i limiti posti dai vertici dell’esercito sulla situazione militare e voleva spingere l’avversario, in opposizione al richiamo della nuova resistenza delle Forze.