l’ultimo minuto della partita in cui il Barcellona ha giocato per l’eliminazione in Champions League

Esso Inter di Milano non ha perso l’occasione contro ‘Cenerentola’ del girone Viktoria Plzen in una partita dove neroazzurri Certificano il loro biglietto per gli ottavi di finale campione giù da Barca. I cechi non hanno avuto scelta contro l’Italia, che ha festeggiato con i suoi tifosi con passaggi a rete, quattro negli ultimi 90 minuti (4-0).

Vestita in piena divisa di San Siro, l’Inter non si è fatta mancare il grande appuntamento con la storia recente del club, che qualificato per gli ottavi di finale per la seconda volta nell’ultimo decennioanche in sequenza, eliminando matematicamente Barcellona dalla Champions League.

Lo slogan ‘nerazzurro’ è semplice: vincere o vincere. Non ci sono scuse, va raggiunta a tutti i costi per evitare di rischiare contro il Bayern nell’ultima giornata. Il messaggio è così profondo Le Undici Scelte di InzaghiQuindi all’inizio ero un po’ titubante.

Nel primo minuto la squadra locale ha lasciato la sensazione di essere sul tabellone, giocando sull’orlo della disperazione, cercando un gol a tutti i costi, trascinato dalla gioia dei tifosiper la gravità della situazione, per le vertigini perché era così vicino.

Tra un errore iniziale e un’imprecisione nella zona dei tre quarti, la prima chiara occasione arriva sotto forma di triplo tiro. Primo dimarcodopo Mkhitaryan e ancora Dimarco colpiscono i solidi Stanekche ferma tutto ciò che può.

L’Inter si è staccata con il passare dei minuti vedendo di aver domato un innocuo Plzen e Ha chiaramente dominato la partita. Ma i gol non sono ancora arrivati ​​e a San Siro cominciano a fare capolino allarmi, malumori e fantasmi. cerco Lautaro con la raffica che spara Hijri con una gamba. Anche Calhanoglu con un colpo lontano che ha colpito Dzeko.

Non sembra esserci un modo per aprire il tappo della bottiglia. Difensivamente tutto è controllato, Plzen non rappresenta un pericolo. La cosa più importante è andata e lui se ne prende cura Mkhitaryan al 35° minuto.

Bastoni, ottimo per il profilo mancino, raccoglie il cross destro dopo una bella corsa sulla fascia sbagliata da Dzeko, ma l’armeno va sul secondo palo libero dalla porta, con la testa sbloccata. Si sente quasi il sospiro generale di San Siro e dei giocatori locali. La cosa più difficile è stata fatta meritatamente così.

Dopo quel gol, l’Inter è diventata un’altra cosa. Ha mantenuto il dominio, ma si è divertito ad essere alimentato da una folla allegra, che ha spinto la sua squadra al secondo gol per scongiurare un po’ di shock. Dzeko l’ha fattoche ha chiuso la bella partita che ha definito perfettamente questa squadra: Barella ha sfruttato la profondità di Dimarco, con controllo e passaggio in corsa, lasciando la palla perfetta per il bosniaco, che ha dovuto solo spingerla. Bastano quattro tocchi per segnare. L’Inter apre e chiude la partita dalla fascia sinistra, di Dimarco e Bastoni.

L’Inter non ha perso il livello nel secondo tempo e può aumentare il suo vantaggio se un palo non nega un tiro da a Mkhitaryan molto riuscito per tutta la partita, sempre scortato da Barella e a Calanhoglu perfettamente adattato alla sua nuova posizione sostituendo Brozovic.

La fascia sinistra continua ad essere un pericolo costante per l’Inter. Dimarco ha prodotto tutti i pericoli del gioco e, con un’altra mossa ‘fatta all’Inter’, l’esterno italiano ha lasciato Lautaro a braccetto contro i colossi Stanek, che è il migliore di Plzen.

Dumfries, Dzeko, Lautaro, Dimarco, Mkhitaryan... Abusi continui contro l’Inter che trova un altro gol con Dzeko, che si definisce dentro l’area con il sinistro assistito da Lautaro.

Felicità interista notturna non è finito con nessuno scopo, ma è stato il gol di Lukaku a tornare in campo dopo due mesi di infortunio. La festa è scoppiata all’ultimo minuto sugli spalti. Sono finiti i brutti momenti in cui l’Inter ha iniziato la stagione.

Il ritorno dell’attaccante belga è la ciliegina sulla notte perfetta dove l’Inter, con il suo dominio, maturità, solvibilità e identità, si è riunita all’Europa dopo dieci anni senza passare agli ottavi.

Aroldo Ferrari

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