Alla Fondazione Theocharakis il film L’Arminuta di Giuseppe Bonito

Va in onda mercoledì 2 novembre ad ingresso gratuito per celebrare la settimana della lingua italiana

Con un film speciale, L’Arminuta del pluripremiato regista Giuseppe Bonito, che sarà proiettato ad ingresso gratuito mercoledì 2 novembre (ore 20.30) presso la Fondazione Theocharakis, con il patrocinio delle Ambasciate italiana e svizzera, in occasione della celebrazione della 22a settimana di Italian in the World quest’anno.

La sceneggiatura è basata sull’omonimo libro e ha ricevuto un importante premio letterario Campiello (2017), libro di Donatella Di Pietrantonio, che è un Bildungsroman diverso, un libro sul raggiungimento della maggiore età e la sua graduale integrazione nella vita reale, incentrato sul ritorno di una ragazza enigmatica alla sua vera famiglia negli anni ’70. Del resto il titolo di Arminuta significa “colei che ritorna” nel dialetto montano abruzzese, che è il luogo in cui la ragazzina di 13 anni arriva per ricongiungersi alla sua vera famiglia, la sua madre naturale, i suoi cinque fratellini appena nati. . Il ritorno inaspettato e improvviso, che rimane enigmatico per tutto e per tutto il film, come tanti altri elementi del romanzo: dal suo titolo originale Arminuta, sua madre, alcuni dei suoi fratelli, i motivi che lo hanno costretto a tornare, ma anche i motivi della sua prima adozione. La protagonista Efni è costretta a fare i conti con uno stile di vita a cui non è abituata, socializzare con parenti che non condividono le sue esperienze, vivere in un paese di montagna, che nulla ha a che vedere con il luogo costiero dove è cresciuta, per conversare in un dialetto che non assomiglia alla lingua ufficiale italiana, lo sa.

L’intera trama del film, come il libro, riposa proprio su questa opposizione, che crea il rapporto dell’Essere e dell’alterità con le cose, anche se si dispiega nel quadro psicologico del “molto familiare” (Unheimlich), in cui tutto è conoscibile e insieme scomodo, che può sedurre e allo stesso tempo spaventoso. Arminuta vaga senza fine tra memoria e presente, alienazione e familiarità, conforto, amore e affetto che ha lasciato alle spalle e realismo tangibile, lievitato dalla nuova connessione di calore e amicizia che ha costruito, in ciò che ha lasciato e ciò che deve affrontare . . E infatti, all’età di 13 anni, che sia simbolicamente che in un contesto reale, è sia l’ultima pietra miliare dell’infanzia che il trampolino di lancio verso la vita adulta. Questo è il limite qualitativo delle domande e delle conoscenze empiriche aperte all’uomo, la soglia oltre la quale si svolge il resto della sua vita.

Tema di film e libri si potrebbe ben dire che è altamente allegorico e se si vuole andare oltre l’orizzonte letterario e nel contesto della vita quotidiana e del tempo storico, attuale. La perdita degli elementi che costituivano la ‘sicurezza’ della vita precedente di Arminuta, può facilmente irradiarsi ed essere trasferita a situazioni, ad esempio, di un immigrato o di un rifugiato – che, pur non rientrando come uomo in una famiglia che non ha mai met – condivide il trauma con il protagonista perde la sua situazione passata, la casa in cui è cresciuto, le sue abitudini e si tuffa in un mondo di difficoltà di adattamento, nuove abitudini, nuove esigenze e trattamento spesso duro, nonostante le possibilità di adattamento che sono aperte a lui. O ancora di più, quella dell’uomo comune, costretto dalla crisi economica a buttare via le comodità della vita precedente e lo ha costretto a intraprendere un viaggio in una quotidianità nuova, inesplorata, alla quale non è né formato, né lui. mai pensato e che tante volte non è riuscito a superare. Situazioni con alti e bassi, con amore e odio, con successo e delusione.

Il ciclo di un anno come cornice temporale nella narrazione di questo film (e del libro, del resto) apre tutte le possibilità per la conclusione di questo strano ritorno, che può essere combinato dalla permanenza della narrazione in un finale – indipendentemente dal bene o dal male. Tuttavia, le domande che vengono poste e lasciate allo spettatore da risolvere sono molto importanti e sia la loro essenza che l’intensità sono senza tempo e feedback. Le scene memorabili e il loro risparmio narrativo e suggestivo permettono di cancellare potentemente il mistero e sollevare le domande. Gli elementi incuriosiscono continuamente il pubblico e aumentano la seduzione e la concentrazione nel ritmo del film.

Il film di Bonito, il terzo dopo aver vinto il Premio Speciale della Giuria alla Festa del Cinema di Roma “Pulce non c’e'” e “Figli” (Film d’argento per la miglior commedia), riesce a ricucire un rapporto un tempo travagliato creando un distacco improvviso dalla certezza. e l’immersione nell’ignoto, che devi capire e adattare fin dall’inizio.

“L’Arminuta”, film di Giuseppe Bonito, in onda mercoledì 2 novembre, ore 20:30, Fondazione Theocharakis, Vas. Sofias 9 & Merlin, ingresso gratuito

Fonte: RES-EMP

Claudio Bellini

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