Bombardamento di Corfù nel 1923

Era mezzogiorno del 31lui Agosto 1923, quando la flotta italiana esce da Corfù.

La flotta era composta dalle corazzate “Cavour”, “Cesare” e “Duilo”, oltre a diversi aerei da trasporto, che violavano lo spazio aereo di Corfù.

Foscini, il principale emissario, sbarcò al porto. A nome del comandante della flotta, l’ammiraglio Solari, consegnò un ultimatum al prefetto Petros Evripaios, chiedendogli di consegnare l’isola entro due ore, altrimenti l’avrebbe bombardata. Euripio dovette attendere gli ordini del governo.

Fonte immagine: Il quotidiano “Eleftheron Vima”

L’inizio del bombardamento

Mentre i bombardamenti iniziavano alle 17.00, fu solo allora che il Ministero degli Affari Esteri venne informato delle azioni della flotta dall’ambasciatore italiano del Montana.

L’ufficiale Nikolaos Plastiras è stato il primo a conoscere il contenuto della comunicazione e ha inviato persone per informare Stylianos Gonatas, allora presidente del governo.

Quindi è arrivato all’ufficio telegrafico centrale per avvertire la compagnia di guardia di 100 Panagopoulos, che era l’unica unità militare a Corfù, a combattere. In quel momento gli fu detto che erano iniziati i bombardamenti dell’isola.

Mentre inizia a dettare telegrammi alle guardie, Gonata lo raggiunge e gli consiglia di non resistere, con queste parole: “Questo è anche ciò che voleva Mussolini. Uccidere i soldati italiani perché non lasci mai l’isola”.

Evento 31lui agosto

Il bombardamento ha preso di mira le due roccaforti storiche della città, la Vecchia e la Nuova, che ospitavano profughi e un ospedale. Di conseguenza, 15 rifugiati greci e armeni hanno perso la vita e altri 35 sono rimasti feriti.

Il bombardamento cessò 25 minuti dopo, quando il prefetto Euripio alzò bandiera bianca sulla Cittadella. Questo fu seguito da uno sbarco militare di 5.000-7.000 soldati italiani corazzati. L’esercito greco era disperso nell’isola mentre gli abitanti si chiudevano nelle loro case. Gli italiani hanno ora occupato Corfù disarmati.

Motivo dell’arresto di Corfù

Un mese dopo la firma del Trattato di Losanna (24.7.1923), un comitato di “conferenza degli ambasciatori”, che era l’organo per la risoluzione dei problemi del dopoguerra, stava lavorando ai disegni del confine greco-albanese.

Pertanto, il 27 agosto 1923, fu programmata una riunione della commissione al confine greco-albanese per il riconoscimento della regione di Zarinitsa (Arinitsa).

Pochi chilometri prima del confine, al 53Esso chilometri della strada Agios Saranda-Ioannina, dove si trova la stazione di polizia di Kakavias, il capo della delegazione italiana, il generale Enrico Telini, è stato vittima di un omicidio. Telini è un forte sostenitore di tutte le posizioni albanesi.

Nello stesso agguato furono uccisi i suoi compagni e membri del comitato italiano: l’autista Remizio Farnetti, il traduttore dell’Epirote settentrionale Athanasios Gravaris, il medico militare e due ufficiali.

Ultimatum

Il governo greco ha detto che avrebbe fatto di tutto per trovare e arrestare gli autori. Gli italiani però lo ritennero responsabile di questo e, due giorni dopo, il 29 agosto, gli mandarono un ultimatum.

I greci accettarono i termini dell’ultimatum, fatta eccezione per la partecipazione di un italiano all’interrogatorio degli indagati. Ciò non soddisfò gli italiani, che due giorni dopo procedettero a bombardare Corfù.

La responsabilità di quell’attacco mortale

La responsabilità ricade su molte persone. Altri affermano che l’assassino fosse il bandito Retzians, che fu catturato, condannato e giustiziato sette anni dopo. Altri affermano che dietro l’omicidio c’erano gli albanesi e le autorità albanesi ad Argyrokastro. Infine, altri sostengono che l’intera faccenda sia stata un’operazione machiavellica di Mussolini, che voleva sterminare l’antifascista Tellini, ma ha anche capitalizzato il suo assassinio.

Molto probabilmente non c’è stato alcun coinvolgimento greco ed è stata una provocazione italiana.

Partenza da Corfù

La “Conferenza dell’ambasciatore” cerca di risolvere questo problema. Nonostante le proteste dei greci, a quasi un mese dall’arresto di Corfù, il 27 settembre 1923, la “conferenza degli ambasciatori” emanò una decisione per attuare i requisiti italiani.

Così, dopo che le richieste del governo fascista di Mussolini furono soddisfatte, gli italiani si ritirarono da Corfù.

Fonte foto principale: Giornale “Embross”

Marino Esposito

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