Per settimane si è cercato un compromesso, poi c’è stata l’alleanza elettorale di centrosinistra che ha voluto sfidare la candidata di vertice della destra Giorgia Meloni. Ma dopo cinque giorni si è rotto di nuovo. La scissione dei suoi oppositori diventa inconsapevolmente un aiuto elettorale per un partito postfascista che potrebbe mettere alla prova l’Europa se forma il prossimo governo.
Erano passate settimane di litigi e contrattazioni prima che emergesse l’alleanza elettorale di centrosinistra: dopo cinque giorni si sciolse di nuovo. Come mai? Tutti hanno convenuto di voler continuare le politiche di riforma del deposto primo ministro Mario Draghi. Potrebbero ereditare dall’ex capo della BCE Draghi, un tempo popolare, con un ampio sostegno dalla classe media italiana della classe media. E invece no, si sono persi ancora una volta nel dibattito senza fine su alleanze e personalità elettorali. L’Italia si fa di nuovo male.
Punto e basta.
Socialdemocratici e liberali divennero così sostenitori volontari della nascente postfascista Giorgia Meloni.