Gli appassionati di ciclismo spagnoli sono ancora orfani. Sì, Juan Ayuso, Carlos Rodríguez ei loro amici ci hanno attaccato e catturato. Ma era presto, troppo presto per loro. Per i giovani e le cose della vita. In questo contesto ci sosteniamo e applaudiamo Giro d’Italia di Mikel Landa, che firma un meritato podio in una gara la cui media va contro la storia della leggenda e della pica che tu
Jan Giro. Perché S duello tra
Hindley e Carapaz non sono male, ma dall’Etna all’ultimo chilometro della Marmolada vale la legge del minor coraggio.
Senza ambizione, senza gambe e senza grandezza. Solo Landa voleva cambiare le cose e ha perso. Perché non sempre vinci e non sei sempre il più forte. Il landismo è più forte di ieri. Ed essere meno di domani.
Landa si guadagna, ancora una volta, la fiducia del coraggioso ciclista orfano se ci lasciamo alle spalle Pogacar e la sua follia.
E poiché lo sport è anche identificarsi con chi soffre e con chi indossa i tuoi colori, Landa continua a vincere il ballottaggio nel nostro ciclismo.
La cosa più normale era che non avrebbe mai vinto il Grand Tour.
Oseranno anche pronosticare un podio in una gara che non è tipo Giros (montagna, niente crono e niente specialisti). Ma questo è ciò che continua a sollevare il fan, a trasmettere qualcosa
raggiungere dal basso e lasciare andare la corrente che, sebbene divertente, è un riflesso di ciò che amiamo di più: vedere qualcuno che si arrende al pubblico e si avvicina alla vittoria.