Le autorità finanziarie italiane hanno fissato un modello secondo il quale Meta dovrà pagare quasi 220 milioni di euro di imposta sulle vendite in Italia per il 2021.
Le autorità fiscali italiane ritengono che la società madre Facebook Meta dovrebbe pagare l’IVA sullo scambio di servizi per la registrazione gratuita degli utenti in cambio dell’accesso ai propri dati, hanno affermato fonti.
L’inchiesta è stata aperta da un giudice di Milano su richiesta della Procura europea (EPPO), che ha chiesto alla guardia di finanza e all’amministrazione fiscale di esaminare se vi fossero argomenti per tassare la registrazione degli utenti Meta, scrive Reuters e denuncia Hina.
Gli investigatori hanno concluso che la registrazione gratuita degli utenti di Meta in cambio dell’accesso ai propri dati dovrebbe qualificarsi come uno scambio di servizi, soggetto all’obbligo di pagare l’imposta sulle vendite (IVA), hanno affermato due delle fonti.
La Guardia di Finanza e l’Amministrazione Finanziaria italiana hanno fissato un modello in cui Meta dovrà pagare circa 220 milioni di euro di imposta sulle vendite in Italia entro il 2021, secondo le fonti.
Per il periodo 2015 l’importo è salito a 870 milioni di euro.
Meta respinge le accuse italiane
Il punto più rilevante è la creazione di una connessione tra il libero accesso alla piattaforma e il trasferimento di dati come transazione imponibile, che può interessare altre società multinazionali e paesi europei, ha spiegato una delle fonti.
Una terza fonte ha detto a Reuters che, secondo l’interpretazione di Meta, non esiste un legame diretto tra i dati degli utenti e l’accesso alla piattaforma. Se la connessione non viene stabilita, non vi è alcuna base per la riscossione dell’IVA, ha spiegato.
Un accertamento delle autorità italiane è stato inviato a Meta, che sta attualmente dialogando con l’amministrazione fiscale, secondo le fonti.
La società può accettare l’esito dell’istruttoria e versare l’importo richiesto oppure contestarlo e avviare un contenzioso amministrativo.
Meta ha dichiarato di non essere d’accordo con le conclusioni del fisco italiano.
“Siamo completamente in disaccordo con l’idea che garantire l’accesso degli utenti alle piattaforme digitali dovrebbe essere soggetto a IVA”, ha detto un portavoce di Meta in una dichiarazione inviata via e-mail a Reuters. Ha aggiunto che Meta prende sul serio i suoi obblighi fiscali, paga tutte le tasse pertinenti nei paesi in cui opera e coopererà pienamente con le autorità di regolamentazione.
La Procura europea ha sottolineato che non commenta le indagini in corso e non confermerà pubblicamente su quali casi si sta lavorando.
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