Primo ingresso: lunedì 15 agosto 2022, 11:19
Nell’agosto del 1940 la seconda guerra mondiale avrebbe compiuto un anno. La Grecia, sotto il dittatore Ioannis Metaxas, potrebbe aver mantenuto una posizione neutrale, ma era chiaro che era dalla parte degli inglesi, che all’epoca erano stati duramente messi a dura prova dagli attacchi aerei della Luftwaffe. L’Italia fascista, alleata della Germania nazista, con la sua potente flotta rivendicò la superiorità nel Mediterraneo sulla Gran Bretagna.
L’ordine per il siluro “Helli”, un incrociatore leggero (“incrociatore” nel gergo tra le due guerre), fu dato dal comandante italiano del Dodecaneso, Cesare Maria De Vecchi, figura di spicco del Partito Fascista Italiano e certamente conosceva il dittatore italiano Benito Mussolini. Il sommergibile italiano “Defino” guidato dal tenente comandante Giuseppe Aicardi è partito dalla base navale di Partheni, Leros, la sera del 14 agosto, con la missione di attaccare le navi nemiche a Tinos, Syros e quindi bloccare il canale di Corinto.
La mattina del 15 agosto un sottomarino italiano è stato trovato fuori dal porto di Tino “in tuffo”, con l’intenzione di silurare le navi passeggeri “Elsi” ed “Esperos”, che trasportavano pellegrini, ma gli italiani le consideravano navi da guerra ed erano quindi ostili. Dal periscopio Aicardi vide le navi da guerra arrivare al porto e non perse l’occasione, come dichiarò nel dopoguerra. Riguardava l’incrociatore “Elli”, che salpò per Tinos per la celebrazione di Megalochari.
Alle 08:25, poco prima della processione della statua della Vergine e quando molte persone erano sulla spiaggia, il “Delphin” colpì una nave da guerra greca con tre siluri. Un singolo siluro ha trovato il suo obiettivo, ma ha colpito gravemente la nave greca nella sala macchine e nei serbatoi dell’olio. Un’ora dopo, “Elli” affondò, nonostante i tentativi dell’equipaggio di rimanere a galla. Altri due siluri mancarono ed esplosero sul molo. L’attacco di Delfino ha ucciso un ufficiale minore e otto marinai di Elli, mentre altri 24 sono rimasti feriti Una donna, che si trovava sulla spiaggia, è morta per infarto dopo che un secondo siluro è esploso in banchina.
Dopo aver svolto la sua missione, “Delpino” è stato allontanato senza essere identificato. Dopo poche ore salpò per Syros, ma partì subito perché non c’erano navi nel porto dell’isola. “Delfino” tornò frettolosamente a Leros per volere delle autorità italiane, annullando la sua missione a Corinto. L’operazione sembra essere passata inosservata alle autorità politiche di Roma (tranne forse Mussolini). Il ministro degli Esteri, Galeazzo Ciano, scrisse nelle sue memorie che l’affondamento della nave greca fu dovuto al coraggio di De Vecchi.
Le indagini dei sommozzatori della Marina hanno mostrato che il siluro apparteneva all’Italia e quindi l’attacco è stato effettuato da un sottomarino italiano. Il governo Metaxas ha tenuto segrete le conclusioni dell’indagine, per non provocare l’Italia e sconvolgere la neutralità greca. Infine, fu annunciato il 30 ottobre 1940, due giorni dopo l’attacco italiano alla Grecia. Tuttavia, fin dal primo momento, l’opinione pubblica greca non ha dubitato della nazionalità del sottomarino.
Nel 1950, nell’ambito delle riparazioni di guerra, l’Italia diede alla Grecia l’incrociatore leggero “Eugenio Di Savoia”, ribattezzato “Elli” nel giugno 1951 e battente bandiera greca. A metà degli anni ’50 il relitto della “Elli” fu parzialmente rimosso e venduto come rottame. Nel 1985, sommozzatori greci trovarono sul fondo del Tinos i resti del siluro italiano che affondò “Elli”. Il reperto è esposto al Museo Marittimo del Pireo.
Documento audio: Siluro “Elli”