In genere teneva il passo che non picchiava il ragazzo, mentre i fratelli, contro i quali affermava, scaricavano l’obbligo su di lui
“Non è un caso fortuito che Francesco sia l’unico trattenuto in casa. Fin dall’inizio è stato il principale a confessare e ora, se in qualche modo è stato messo in galera, teme la vendetta dei Bianchi”. Belleggia non si aspettava una condanna a 23 anni. Mentre la sentenza veniva esaminata in tribunale, i suoi occhi si toccarono e, una volta nella stanza protetta, cedette a un grido frenetico. “Non sfuggirò mai a questa storia”, ha continuato a ripetere.
Quella notte insultata da qualche parte tra il 5 e il 6 settembre 2020, quando Willy Monteiro Duarte fu massacrato a Colleferro senza una spiegazione, Francesco Belleggia ebbe una piccola rissa con un giovane vicino. Era con Mario Pincarelli e gli animi si scaldavano. I fratelli Marco e Gabriele Bianchi si erano presentati nella zona della movida con un altro raduno e in seguito, insieme a Vittorio Tondinelli, si erano confinati vicino al cimitero con tre signorine incontrate di recente.
I loro compagni, Michele Cerquozzi e Omar Shabani, li hanno chiamati più volte, facendo loro sapere che stavano combattendo in piazza e di tornare. Nel momento in cui i due si sono presentati nella zona della movida hanno iniziato a prendere a calci e pugni e per Willy non c’è mai stata via d’uscita. Numerosi giovani lì presenti hanno affermato, incolpando Marco e Gabriele. Pincarelli, bloccato in carcere mentre conversava con il papà, poi, a quel punto, ha ammesso di aver colpito anche lui Willy, con un calcio. Belleggia ha costantemente dettagliato simili forme di occasioni. Lo ha fatto con il giudice ricercatore e poi in aula.
Sono stati proprio i Bianchi e compagni di ultima opzione ad incolparlo. I due fratelli hanno giurato più e più volte che, supponendo che avessero picchiato Willy, l’avrebbero detto e si sarebbero scaricati sul complice. Ciononostante, la sentenza si è ugualmente mostrata per lui e attualmente, definitivamente alla luce del fatto che è lui il principale ad aver parlato dando una resa alternativa a quella dei due boss che si combattono corpo a corpo, è preoccupato per la possibilità che che nella remota possibilità che finisse in galera qualcuno sarebbe in grado di “farglielo pagare”. Belleggia sta già contemplando il fascino. Il suo consulente legale, Vito Perugini, non ha combattuto il più possibile per tentare di dimostrare la superfluità del giovane all’omicidio. In ogni caso, l’apprensione è perfetta.