Il gabinetto di governo Meloni si è riunito nel pomeriggio a Koutro, in Calabria. Proprio lì, a poche decine di metri dalla costa, il 26 febbraio, si è verificato un tragico naufragio che ha causato la morte di settantatré persone. Sono immigrati e profughi venuti da Iran, Afghanistan e Pakistan e salpati da Izmir, stipati su barche lunghe solo 20 metri.
Con questa mossa la Meloni cerca di rispondere alle aspre critiche che il suo governo ha ricevuto dall’opposizione e da gran parte della stampa. La domanda principale è: con una mobilitazione più tempestiva della guardia costiera italiana, si potrebbero salvare più vite?
Il Presidente del Consiglio italiano ha risposto che Frontex non lo aveva informato che c’era un pericolo immediato. Tuttavia, molti commentatori ritengono che parte della colpa sia dell’Italia, che non ha utilizzato le sue grandi navi militari con equipaggio.
Pene più severe per i trafficanti
Oggi il gabinetto prenderà una decisione speciale. Da un lato, come scrive La Repubblica, si prevede un aumento delle pene per i trafficanti di schiavi. Finora sono fino a 15 anni di carcere, ma si potrebbero aggiungere condanne più severe, in caso di morte di immigrati e profughi. Forse fino a 30 anni di carcere. Il governo Meloni, invece, vuole aumentare il flusso dell’immigrazione legale, premiando in qualche modo i Paesi che riescono a controllare efficacemente le proprie spiagge ea ridurre le partenze clandestine.
Dopo la tragedia in Calabria, però, il premier italiano sembra deciso a limitare le posizioni estreme del segretario leghista e ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini. Sottolineando chiaramente che per il suo Paese salvare ogni vita umana rimane una priorità assoluta, a prescindere da chi è al governo. Il naufragio di Coutro, che comprende quaranta persone scomparse, suscita molti interrogativi e genuina simpatia umana per la maggior parte degli italiani.
Theodoros Andreadis Syngellakis, Roma.
Fonte: Deutsche Welle