Ai primi di marzo del 1941, lo stesso Benito Mussolini arrivò in Albania per osservare da vicino l’operazione. L’obiettivo principale era dividere la linea del fronte di sei chilometri, da Glava a Bubesi.
L’operazione fu condotta dall’VIII corpo d’armata italiano, che gettò in battaglia quattro divisioni e due battaglioni di giubbe nere, lasciandone altri due di riserva. Di fronte a loro combatteva ininterrottamente la prima divisione greca inizio della campagna. La tanto pubblicizzata “offensiva di primavera” dell’Italia ebbe luogo il 9 marzo 1941 in prima linea. Il 26 marzo il rapporto fu tragico. Dodici divisioni italiane ben rifornite si lanciarono contro sei divisioni greche che erano oberate di lavoro e non guadagnavano la minima forza.
Il nostro Paese ha dato un enorme contributo alla Seconda Guerra Mondiale. Più noti al grande pubblico sono il conflitto greco-italiano a Pindo, la battaglia dei forti della linea Metaxa e la battaglia di Creta. Un episodio eroico poco conosciuto del fronte greco-albanese avvenne durante l’offensiva di primavera italiana sulla collina 731.
La collina in questione (altezza 731 m) si trova a circa 20 km a nord di Kleisoura. Era una delle fortificazioni più forti occupate dall’esercito greco durante le precedenti battaglie invernali, la chiave dell’intera località, nel settore centrale dell’Albania. Rimanendo in mano greca questo alto condannò ogni tentativo italiano. L’inizio dell’attacco italiano avvenne la mattina del 9 marzo, con un’azione di artiglieria pesante con mortai e bombardamenti aerei contro le posizioni greche.
Si è verificata una grande lotta. Sulla collina 731, così come sulle colline circostanti, combatterono gli uomini del 5° reggimento della 1a divisione, la maggior parte dei quali provenivano da Karditsa e Trikala. Nel vuoto dal 9 all’11 marzo 1941, cinquanta Trikaliani si sacrificarono eroicamente, difendendo la collina. Il terzo giorno il 5° reggimento Trikala ebbe 586 morti e feriti, circa la metà della sua forza. (Il conteggio delle battaglie per gli italiani fu di 1.000 morti e 3.000 feriti e per i greci 145 morti e 400 feriti.)
Battaglia tra Titani su High 731
Dimitris Constantaras-Statharas ha scritto: “Diciamo: un’altra maratona! Diciamo: un altro Salamina! Diciamo: altri ventuno! E finalmente è arrivata la festa della mamma…” C’era tutto nell’epopea eroica del 1940-41, che il poeta Angelos Sikelianos espresse a voce alta. Dalle prime luci dell’alba del 28 ottobre 1940 all’aprile 1941 si verificarono eventi epici che suscitarono le nostre emozioni e il nostro stupore. Noi giovani lo leggiamo nella Storia. Ma le generazioni precedenti lo hanno vissuto attivamente e lo hanno scritto con sudore e sangue sulle montagne dell’Epiro settentrionale e dell’Albania. Nel 731 vengono evidenziati anche Maratona, Salamina e Ventuno! (ARCHIVI DG KASLAS, “Nell’epopea 1940-41 – La lotta titanica sulla collina 731 attraverso il diario del generale di brigata Dimitris Kaslas”15/02/2008.)
La casa editrice Storia della nazione greca di Atene scrive: “Per 7 giorni, fino 15 marzo la divisione fu messa a dura prova, ma riuscì a respingere ondate di attacchi avversari. Attacchi e contrattacchi iniziarono con cannoni pesanti che distruggevano le alture, terminando con scaramucce con l’uso di bombe a mano e lance. La collina 731, tra Aoos e Apsos, rimane leggendaria. SU 19 marzo, dopo un relativo riposo di tre giorni, gli italiani lanciarono ben 18 attacchi alla quota 731. “731”, come è noto nella storia della seconda guerra nemica, fu probabilmente una delle battaglie più sanguinose dell’intera guerra mondiale. . (STORIA DELLE NAZIONI GRECHE, Casa editrice di Atene SA 1978, volume IE, pp. 441-442).
Lo scrittore e accademico Angelos Terzakis, combattente del 1940, scrive: “Lunedì 10 marzo 1941, spuntò l’alba, e riprese l’artiglieria di Cavallero. Egli ripartì da Trebesina, con doppia testardaggine, perché il primo giorno era passato ed era male per un attacco, che deve riuscire nelle prime ore.
Il canone si estende ora verso est, nel 731. Solo il leggendario bombardamento di Verdun, nella prima guerra mondiale, può reggere il confronto. L’animo umano lo sente e trema di paura. Il fuoco greco fermò lo slancio, finché a mezzogiorno gli italiani, rinforzati con nuove forze, ripresero, ma la fanteria riuscì a spezzare da sola la prima ondata nemica. Alle 6 del mattino gli italiani aprirono un pesante fuoco sul 731. Irruppero quindi nel tentativo simultaneo di prenderne il controllo alla popolazione, bombardando anche Trebessina. Era il loro settimo attacco nel 731. Adesso si entrava nella collina, piena di fuoco nella leggenda” (Angelos Terzakis, GREEK HISTORY 1940-1941, Atene 1964, pp. 177-178).
Questo è (PZ) Dimitrios Kaslas, comandante del Battaglione II/5 nella battaglia di Ipsoma 731 (9-10 marzo 1941)
La gigantesca lotta sulla collina 731 attraverso il diario del generale di brigata Dimitris Kaslas
Nel diario personale del maggiore Dimitrios Kaslas (a quel tempo), del castello Zagoras, comandante del battaglione II (2) reggimento Trikala 5, che insieme ai suoi soldati difendeva la collina 731, affermava:
“(Primo giorno: domenica 9 marzo 1941, “inizio dell’offensiva”)
(Ore mattutine): attivo 06:30 ore di terribili e tempestosi colpi di artiglieria e mortai nemici. Il primo colpo dell’artiglieria pesante cadde proprio su di lui 06:30orologio sulla collina 731, dove il mio posto di comando era il segnale per iniziare a sparare.
I bombardamenti continuarono con crescente intensità. Stormi di aerei lasciavano cadere continuamente i loro carichi alle quote 731 e 717. Quota 731, dove il mio battaglione tremava costantemente, polvere, fuoco e fumo, l’atmosfera era pesante, era difficile respirare a causa dei gas esplosivi, fuoco infernale, fumiamo e spariamo ci circondavano, non riuscivamo a distinguere cosa stesse succedendo a una distanza di 10 metri. La collina 731 era ricoperta di alberi alti 4-5 metri, nel giro di due giorni era spoglia. Il nostro filo spinato è stato distrutto, le trincee sono state spianate, i soldati si sono riparati nei fori dei proiettili e lottano disperatamente per riparare i danni, soprattutto per proteggere le mitragliatrici e le mitragliatrici dalla distruzione, dalle pietre e dalla terra lanciate dai i soldati. esplosione. Quelli sulla collina 731 (due cannoni 6,5 e 37 chierici anticarro) furono completamente distrutti.
Su di lui 07:30 In quel momento riuscii a comunicare via telegrafo per alcuni minuti con il colonnello Ketchean, nonché con il comandante del gruppo colonnello Georgoula N., che era ansioso di essere informato della nostra situazione. Mi hanno chiesto se i membri del Battaglione mantenevano ancora il loro posto, ho risposto che la Compagnia era al loro posto. Mi ha inviato per iscritto il seguente ordine: “Nella tua posizione la difenderai fino alla fine, Patrice, l’Alto Comando ti chiede di difendere l’onore delle armi.”.
…gli ho risposto: qualunque cosa accada non lasceremo il 731 e sono sicuro che l’Italia non ce la farà.
Verso le 8 l’artiglieria nemica cominciò ad aprire il fuoco sulla parte posteriore del battaglione e 08:30 smise di sparare alle quote 731 e 717. Era ormai chiaro che l’attacco italiano stava per iniziare. Ordinai alla Compagnia di predisporre equipaggiamenti automatici e di non sparare a lunga gittata, salvo quando gli italiani avessero raggiunto determinati punti del terreno indicati ad una distanza di circa 200 metri.
Su di lui 09:30 mentre gli italiani della 5a compagnia della linea interna hanno effettuato un avvicinamento pericoloso e si sono avvicinati al recinto di filo spinato rotto. Ora inizia la corsa alle granate. Gli italiani provarono con orrore e urlarono per gli effetti devastanti delle nostre granate difensive.
(Pomeriggio): Durante la giornata le truppe italiane tentarono di ripetere il loro attacco, ma appena disperse furono colpite e disperse dalla nostra Artiglieria e Mitragliatrici.
(Pomeriggio): Nel pomeriggio, ormai cessato il fuoco nemico, dopo un pesante bombardamento avvenne un nuovo attacco, che coprì l’intero settore della 1a Divisione ed il terreno fu nuovamente scavato dalle artiglierie e dalle bombe aeree. I soldati attesero che le unità di fanteria nemiche si avvicinassero, le attaccarono con armi automatiche e le annientarono con il fuoco riuscito, e quando il nemico utilizzò la linea interna e si avvicinò alle trincee, attaccarono con granate e lance.
Ma l’Italia non si è arresa. Tentarono ancora una volta, prima del tramonto, di sfondare le nostre linee sulla collina 731. E questo tentativo incontrò gravi perdite.
(Notte): La notte ci rende tutti fisicamente esausti. Abbiamo digiunato tutto il giorno. Nessuno, però, voleva essere mangiato. Abbiamo un sacco di brandy. La Compagnia non chiedeva pane, ma granate difensive ed equipaggiamento da pioniere. Per tutta la notte gli semiautisti del battaglione, questi eroi invisibili, si sono precipitati alla stazione di rifornimento per portarci centinaia di granate, munizioni e altri rifornimenti.
(Secondo giorno: lunedì 10 marzo 1941).
(Mattino): “Il 7 del mattino l’artiglieria italiana è ripartita. Alle 9 è iniziato l’attacco italiano. Oggi si sono diretti alla nostra sinistra per superare il 731° da sinistra. Gli italiani si sono mossi con molta attenzione, la nostra artiglieria li catturarono per primi e li annientarono. L’artiglieria italiana cercò di sostenere la colonna in movimento. Le truppe italiane avanzarono in ondate successive con il chiaro obiettivo di catturare il 731° senza badare alle perdite. Gli italiani raggiunsero una distanza di 50-100 m dal linea di resistenza. Per ingannare i nostri soldati alzarono fazzoletti bianchi, per il momento presumevano che si sarebbero arresi. Si resero conto fin dal primo momento che si trattava di un inganno. Io immediatamente intervenni, ordinai di aumentare il fuoco con granate e bombe locali I soldati lanciarono con lance e granate il famoso grido di battaglia “aereo”, sorprendendo gli italiani, che iniziarono a correre indietro, trasformando la ritirata in una fuga in preda al panico. Il loro attacco fallì.
(Pomeriggio): Poco prima di mezzogiorno, nello stesso luogo fu fatto un nuovo tentativo da parte degli Italiani, che si erano nuovamente preparati per un pesante bombardamento, e questo attacco fallì davanti all’infaticabile eroismo della Compagnia, attraverso le lance, finché 12:30 ora stiamo spingendo gli italiani verso nuovi voli irregolari.
(Pomeriggio): … Colpisci 06:30 cominciò il bombardamento alle quote 731 e 717 e poco dopo un altro attacco degli italiani contro entrambi i versanti a quota 731, cioè contro le mie due compagnie. E questo attacco fu respinto con pesanti perdite per il nemico.
(Sera): Verso sera credevano di scuotere il morale dei nostri soldati, lanciarono migliaia di annunci dagli aerei, invitarono i nostri soldati a deporre le armi e ad arrendersi immediatamente. Questa affermazione provocò solo risate tra gli eroici opliti.
E il secondo giorno dell’attacco si è concluso con la difesa della nostra posizione sulla collina 731, così come del mio III Battaglione destro sulla collina 717.”
L’offensiva di primavera italiana fallì. Mussolini si sentì offeso. La collina 731 divenne famosa e il suo nome è iscritto sul monumento al Milite Ignoto: “731”.
Fonte:
+ FILE DELLA DG CASLAS, “Nell’epopea 1940-41 – La lotta titanica sulla collina 731 attraverso il diario del generale di brigata Dimitris Kaslas”15-2-2008.
+ Amministrazione della Prefettura di Trikala, Trekking fino a quota 73117-3-2008.
+ asxetos.gr, “Quota 731 (Le Termopili Ignote del 1940)”28-10-2008.