Le autorità italiane non sono autorizzate a controllare le navi di soccorso come l’organizzazione umanitaria tedesca Sea-Watch nei loro porti senza alcuna indicazione di pericolo. È quanto emerge dalla decisione della Corte di giustizia europea. Le norme dell’UE sul controllo dello Stato di approdo si applicano anche alle navi appartenenti a organizzazioni umanitarie, ha sentenziato lunedì un giudice a Lussemburgo (cause C-14/21 e C-15/21).
Questo motivo deve essere soddisfatto
Per l’ispezione, le autorità devono dimostrare in dettaglio “che esiste un’indicazione attendibile di un rischio per la salute, la sicurezza, le condizioni di lavoro a bordo della nave o l’ambiente”. Il numero delle persone a bordo da sole – le navi di soccorso spesso si dirigono verso porti con centinaia di rifugiati e migranti – non è di per sé motivo di revisione.
La Corte di giustizia sottolinea che il diritto internazionale prevede l’obbligo di assistere le persone in pericolo in mare. Le persone che si trovano a bordo dopo un’operazione di salvataggio dovrebbero essere escluse dai controlli di sicurezza. “Il numero di persone a bordo, anche se ben al di sopra del numero consentito, non può essere di per sé una giustificazione per le ispezioni”, ha affermato la Corte di giustizia. Tuttavia, dopo lo sbarco salvato, lo stato di approdo è stato autorizzato a ispezionare la nave.
Lo stato della porta può intervenire
Nel giustificare tali ispezioni, si deve anche tenere conto del fatto che le navi certificate come navi da carico sono sistematicamente impiegate come navi di soccorso. Tuttavia, dovrebbe essere richiesta solo la prova del certificato che è richiesta anche nel paese di bandiera. Se le ispezioni rivelano carenze, lo Stato di approdo può adottare misure “appropriate, necessarie e appropriate”.
“Il verdetto è un enorme successo per noi”, ha affermato un portavoce di Sea-Watch dell’agenzia di stampa tedesca. L’Italia deve ora mostrare prove tangibili per il controllo portuale. L’organizzazione ha affermato che il paese mediterraneo aveva precedentemente dimostrato che la nave Sea Watch non era certificata come nave di salvataggio nella categoria corretta. Secondo l’organizzazione, lo stato di bandiera della Germania non prevede affatto una tale categoria per le navi civili.
Il salvatore del mare si lamenta della debole giustificazione
I soccorritori marittimi si sono ripetutamente lamentati del fatto che le autorità italiane trattengono le loro barche con pretesti zoppi. La decisione della Corte di giustizia di lunedì riguarda le navi “Sea-Watch 3” e “Sea-Watch 4” battenti bandiera tedesca. Si recano regolarmente nel Mediterraneo centrale per soccorrere le persone in pericolo in mare che fuggono dal Nord Africa per l’UE.
Nell’estate del 2020 le due navi, certificate come mercantili in Germania, sono state ispezionate dalle autorità italiane dopo un’operazione di salvataggio. Ciò è giustificato dal fatto che non sono certificate come navi di soccorso e hanno trasportato molte più persone di quanto consentito. A causa di carenze tecniche e operative, le autorità portuali hanno riscontrato un rischio per la sicurezza, la salute o l’ambiente e hanno pertanto arrestato le navi.
Sea-Watch lo ha citato in giudizio. Dopo la storica decisione della Corte di giustizia, i tribunali italiani devono ora decidere in alcuni casi. Sea-Watch prevede che i processi al tribunale di Palermo continuino in autunno.
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