“Mi imbatto spesso in una mentalità preconciliare mascherata da concilio”, ha detto il Papa in una ben pubblicizzata intervista a un giornale (maggio 2022). Ha suggerito che l’attuazione delle linee guida fornite dal Concilio Vaticano II “potrebbe essere più difficile” in Italia che in America Latina o in Africa.
Papa Francesco ha parlato al Corriere della Sera non solo della guerra in Ucraina e dei suoi problemi di salute, ma anche delle questioni ecclesiastiche che lo tengono impegnato.
Alla luce dello stato della Chiesa italiana, il Papa ha evidenziato le qualità di molti sacerdoti, ministri, monache e laici italiani e ha assicurato di non volere una nuova nomina nella gerarchia episcopale troppo presto. Tuttavia, per lui era importante il “rinnovamento della Chiesa italiana”, per cui nominò semplici sacerdoti direttamente a capo dell’arcidiocesi. È successo di recente a Torino con il teologo Roberto Repole o a Genova nel 2020 con il francescano Marco Tasca. In Italia il trasferimento di vescovi è molto più diffuso che in altri paesi. Molti primi ministri iniziano il loro ministero episcopale in piccole diocesi o come vescovi ausiliari.
Per la Conferenza episcopale italiana, presieduta dal cardinale Bassetti, il Papa spera di trovare un cardinale “che voglia realizzare un bel cambiamento”. Risultato: poco dopo l’intervista, ha nominato presidente il cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna. Questo sembra essere il prototipo perfetto di un prelato “bergogliano” e portavoce della Comunità di Sant’Egidio, che ha dato vita all’incontro interreligioso di Assisi nel 1986 e alle vicende interreligiose che ne sono seguite. Parlando ai giornalisti, Francesco ha anche espresso il suo attaccamento a Carlo Maria Martini (1979-2002), il cardinale gesuita arcivescovo di Milano scomparso quasi dieci anni fa e che, durante il pontificato di Giovanni Paolo II, è stato una figura centrale del movimento progressista . ala della diocesi italiana.
Il 19 maggio, quasi due settimane dopo l’intervista al Corriere della Sera, Francesco ha risposto a una domanda della rivista italiana dei gesuiti La Civiltà Cattolica, che ha pubblicato la lunga conversazione a metà giugno. Anche questa volta il Papa ha parlato della guerra in Ucraina, del rinnovamento della Chiesa, del cammino sinodale in Germania, che molti considerano “eretico”, e dell’evangelizzazione dei giovani. In questa occasione descrive la tentazione del “restaurazionismo”. I suoi sostenitori sono venuti a “mettere a tacere il consiglio”. Riportiamo qui di seguito alcuni passaggi importanti pubblicati da Vatican News:
È molto difficile contemplare il rinnovamento spirituale usando schemi completamente superati. Dobbiamo aggiornare il modo in cui vediamo e valutiamo la realtà. Nella Chiesa europea vedo più rinnovamento nelle cose spontanee che nascono: movimenti, gruppi, nuovi vescovi ricordando che dietro c’è un consiglio. Per il Concilio più ricordato da alcuni ecclesiastici è il Concilio di Trento. E quello che sto dicendo non è una stronzata. Il “restaurazionismo” è arrivato a mettere a tacere il Concilio. Il numero di gruppi di “recupero” – ce ne sono molti negli Stati Uniti, per esempio – è impressionante. Un vescovo argentino mi ha detto che gli è stato chiesto di amministrare una diocesi caduta nelle mani di questi ‘restauratori’. […] Non hanno mai ricevuto un consiglio. Ci sono idee e comportamenti che emergono dal ‘restaurazionismo’ che il Concilio sostanzialmente non accetta. Il problema è proprio questo: in certi contesti il Concilio non è stato accolto. È anche vero che ci vuole un secolo perché un concilio si radichi. Quindi abbiamo ancora quarant’anni per mettere radici! I gruppi sono visti anche come un segno di rinnovamento che dà alla Chiesa un nuovo volto attraverso l’assistenza sociale o pastorale. La Francia è molto creativa in questo.
Il “restaurazionismo” rifiutato dal Papa si riferisce al versetto di S. Paolo (Efesini 1,10): Omnia instaurare in Christo, che S. Pio X nella sua prima enciclica E supremi apostolatus (4 ottobre 1903) come fu scelto il suo motto pontificio?
Monsignor Brunero Gherardini (1925-2017), nel suo libro Il Concilio Vaticano II: Il dibattito che non è accaduto, si chiede «erano davvero tutti i Padri conciliari consapevoli di staccarsi oggettivamente da quella mentalità secolare, che fino ad allora aveva ha rivelato la motivazione fondamentale per la vita, la preghiera, la dottrina e il governo della Chiesa. Tuttavia, Pio X ha preso una posizione netta contro questa mentalità, esprimendo la sua intenzione di ‘instaurare omnia in Christo, restaurare tutte le cose in Cristo’. [bei diesem heiligen Papst] è sicuramente una manifestazione di contro-mente [gegen den Geist des Konzils].”