Heliogbalo soffoca a sua volta stadio 2022

gasteiz – Il Giro d’Italia mantiene la sua presenza travolgente, il suo fervore intimidatorio, il suo profilo roccioso e brutto che si riflette nella violenza che cresce spumeggiante fino al culmine nell’ultima settimana, schiacciata in una corsa nelle Alpi, incastonata nelle Dolomiti, per atterrare in una cronometro che giudicherà il fuoriclasse della corsa di Verona. In precedenza, dopo un giro in Ungheria, dove spiccava la cronometro di sabato, primo metro tra i favoriti, l’Etna avrebbe fatto da contatto con la montagna. Il vulcano attende dopo il trasferimento in Italia dall’Ungheria. Quella settimana la competizione sarà coronata domenica, nella nona tappa, con la salita alla Blockhaus imperiale, che sarà calpestata dopo l’accesso al Passo Lanciano. L’Appennino metterà la gara in una giornata difficile che si concluderà su un tracciato terribile: 28 km, 2.038 metri di dislivello e una pendenza media del 7,3%.

Quel porto probabilmente determinerà chi non è idoneo a vincere la gara. Nella seconda settimana di gare, dove l’estenuante percorso sarà protagonista del pentagramma del Giro, la corsa si intreccerà alle porte di Torino con alcune giornate difficili e dove la salita a Superga e al Colle della Maddalena comparirà in due occasioni sulla tappa disegnata da il circuito. Quei due giorni non hanno risposto al classico profilo della grandezza che abbonda nei colossi italiani, ma se ne possono escludere più di uno.

esplosione di montagna La Sublimazione del Giro, il suo Nirvana, si sarebbero concentrati dopo l’arrivo dell’ultimo giorno di riposo. Fiorirà in tutto il suo splendore incredibile bellezza del Giro, le sue montagne monumentali. Questo è il museo più ipnotizzante. Il picco di esplosione illuminerà il palcoscenico gigante. Da Salò ad Aprila. Un viaggio attraverso i ricordi del Giro del 1994, l’annegamento di Indurain nel Valico de Santa Cristina, lo svincolato Pantani e il lisergico Berzin. Come in occasione, la via affronterà la mitica salita del Mortirolo per poi riversare briciole di forza nell’Aprica dopo aver affrontato un doloroso Valico de Santa Cristina, una croce. Indurain lo trascina. Coletto Di Cadino, altra montagna in salita, 20 chilometri in salita, sarà l’inizio di quell’incontro con la storia. Landa ha vinto ad Aprila nel 2015.

Dopo il baccanale dolomitico si presenta una tappa complessa, con la salita associata al Passo del Vetriolo e Monterovere, quest’ultima particolarmente difficile con 8 km di media del 9,9%. Un ecosistema ideale per le trappole. Anche Kolovrat, residente in Slovenia, morderà. Il penultimo giorno di gara è stato senza fiato. Una festa di estrema violenza con il colosso del San Pellegrino incatenato, 18 chilometri con un tratto in cui le rampe sfiorano appena l’11%. Il mitico Pordoi prenderà il sopravvento, con poco meno di 12 chilometri e una salita continua fino al ciclopico Passo Fedaia, la Marmolada. 14 chilometri con difficoltà crescente e dislivelli interminabili nei suoi ultimi 5 chilometri. La pendenza non scende al di sotto dell’11%. Quella tapponne.

Chi sopravvive al tormento della montagna avrà una chance nella cronometro di 17 chilometri di Verona, che prevede la salita al centro. Questa sarà la fine del Giro estremo ed estenuante. Poi aspettano i petali di rosa. Non va dimenticato che l’imperatore Eliogabalo, in una delle sue stravaganti celebrazioni, annegò alcuni ospiti a una festa con petali di rosa che spargeva dall’alto. Le montagne cadono dal Giro provocando soffocamento. lui

Aroldo Ferrari

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