Ci sono campioni che sono molto campioni, come il Real Madrid che ha vinto questo 35esimo scudetto. Lo ha fatto contro un Espanyol limitato al suo ruolo di apertura in una grande festa bianca. Dopotutto, non c’è ripetizione di vittoria nella storia centenaria della Lega oltre alla vittoria del Real Madrid contro i parrocchetti.
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Courtois, Casemiro (Isco, min. 60), Marcelo, Jesús Vallejo, Lucas Vázquez, Camavinga (Crazy Fuentes, min. 74), Dani Ceballos, Modric (Kroos, min. 59), Rodrygo (Vinicius Junior, min. 74) , Marco Asensio e Mariano (Benzema, 59 minuti)
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Diego López, Cabrera, Aleix Vidal, Sergi Gómez, Calero (David López, min. 82), Tonny Vilhena (Dídac, min. 64), cicatrice Melendo (Manu Morlanes, min. 64), Yangel Herrera (Fran Mérida, min. 75), Darder, De Tomás (Wu Lei, min. 64) e Javi Puado
bersaglio 1-0 minuti 32: Rodrigo. 2-0 minuto 42: Rodrigo. 3-0 minuto 54: Marco Asensio. 4-0 minuti 80: Benzema.
Arbitro José Luis Munuera Montero
Carta gialla Mariano (min. 41) e Casemiro (min. 45)
Ancelotti si rivolse ad alcune delle reclute del camion delle scope. Della squadra del fetén, solo Courtois, Casemiro -falso centro- e Modric -seconda punta dopo Mariano- sono stati reclutati dall’inizio. Abbastanza per tenere alla deriva l’Espanyol, che a malapena supera Chamartín e anticipa la catena di vicoli che attende il Madrid (il prossimo al Metropolitan?). Anche quando il Real Madrid ha chiuso la partita con Camavinga e Vallejo come difensori centrali, non ha imposto la rosa di Vicente Moreno.
Senza troppi progressi, nella sessione della cena estiva, il Real si è accontentato del gol di Rodrygo, della grande amicizia di Ceballos e dell’entusiasmo giovanile di Modric e Marcelo, nel loro crepuscolo accolto dai tifosi in una giornata indefinita per il capitano del Brasile. La data in cui ha aggiunto il suo 24esimo titolo con il Real Madrid, tanto quanto Gento, detentore del record locale, è stato ufficialmente insignito del club con lo stesso numero di corone.
Assolutista reale che ha controllato il torneo con pugno di ferro. Tale era la sua supremazia che si perpetuò come leader dal terzo giorno. Non era necessariamente un turno di Madrid, ma nessuno degli avversari lo ha oscurato. E in un’area niente è stato così brillante: la Lega di Courtois e Benzema. Tra questi, nexus Modric, un giocatore devoto che non si fa tifoso all’età di 36 anni, ma piuttosto, stagione dopo stagione, è pieno di talento e cuore. Di due anni più giovane, Benzema è l’erede di Messi e Cristiano. Bandiera della Lega. Il suo quarto gol contro l’Espanyol è stato il suo 26esimo nel campionato locale, per un totale di 42 gol. L’attaccante telescopico di oggi si è trasformato in un lupo di fascia alta.
Il portiere belga, un terrapieno, è stato pesantemente sorvegliato da Militão e Alaba. Il croato conosce già più che bene i suoi eterni compagni Casemiro e Kroos. E con Benzema, moneta principale del campionato e d’Europa, finora il Pallone d’Oro di questa stagione. Il canonizzato giocatore francese è passato dall’essere il miglior illustratore di Cristiano al prezioso tutore di Vinicius, un giocatore che non fa più il solitario. L’odierna partnership Benzema-Vinicius non ha repliche nel mondo del calcio. Coppia felice dopo aver risolto un certo disaccordo logico dovuto allo scontro di generazioni. Benzema, che è anche un simposio di calcio, ha trovato uno studente eccezionale. Con Benzema al timone, Vinicius non è più una vera promessa, ma un vero grande giocatore.
Con loro Carvajal, Lucas Vázquez, Mendy, Camavinga, Valverde, Rodrygo e Asensio. Ancelotti – il primo allenatore della storia a regnare in cinque grandi campionati (Italia, Spagna, Germania, Inghilterra e Francia) – ha manovrato saggiamente con appena 16 giocatori. Non esiste un piano e il Real non brucia le strade tortuose. Gli è bastato infatti pareggiare il campionato con quattro partite da giocare e andare a due gare di distanza da un possibile brindisi alla 14esima Coppa dei Campioni. Ora, per la Lega, coppa alla mano, tirandone una da ogni maniglia, i due capitani, Marcelo e Benzema, entrambi con i troni sul magnifico pannello bianco della legenda, spengono le candeline.
La figura di Ancelotti, sulla falsariga degli allenatori allenati che salirono alla ribalta al Real Madrid, è fondamentale quanto Luis Molowny, Vicente del Bosque e Zinedine Zidane dell’epoca. Campeche naturalmente, la straordinaria normalità degli italiani è stata balsamica per la squadra. Mai avuto una crepa nel magazzino. Né grandi rimproveri dagli spalti, a parte il classico 0-4, una brutta giornata in cui lo stesso tecnico italiano è stato incolpato del primo. Nell’universo del giglio, nello sfavillante mondo del football delle celebrità, non ci sono fuochi d’artificio con l’assenza di Bale – non ha nemmeno assistito ai festeggiamenti al Bernabéu – e malattia cronica Hazard, due nomi che rimandano al Madrid da un altro galassia.
Questa volta la gilda remangue ha progettato una squadra regolare, che in una giornata tipo sapeva come sparare d’ufficio. E non è sempre facile in un’istituzione che a volte sembra aver perso il suo attaccamento alla Lega a causa della sua ossessione per i testi della Coppa dei Campioni, il cui fulcro lo rende un club unico. Per qualcosa Zidane considera la Lega un grande gioco. So che non c’è compito più complicato per un allenatore del Real Madrid che fare la guardia allo stoppino per nove mesi. “Lavoro, gioia e sacrificio”, dice Marcelo, un madridista enciclopedico che sa tutto.
Un Madrid molto campione che merita un premio da Rafa Nadal e La Cibeles. Quasi no.
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