Rischio cancro alle acciaierie: l’Italia condanna

Stabilimento siderurgico Ilva di Taranto, Italia /dpa

Straburgo La Corte europea dei diritti dell’uomo ha criticato l’Italia per i rischi sanitari posti da una grande acciaieria nel sud del Paese. La Corte di Strasburgo ha stabilito oggi che lo Stato italiano non ha finora adottato misure adeguate contro tali rischi e ha quindi violato i diritti umani dei residenti nelle vicinanze dell’impianto (numero di denunce 54414/13 e 54264/15).

La decisione può ancora essere impugnata entro tre mesi. Hanno protestato più di 150 italiani che vivono nei pressi dello stabilimento siderurgico Ilva di Taranto (Puglia).

Gli studi hanno dimostrato che molte delle malattie vissute dai residenti sono riconducibili all’inquinamento provocato dalle strutture, compresi tumori e malattie circolatorie. Nel 2013, la Commissione Europea ha avviato un procedimento legale contro l’Italia per aver violato la legislazione europea perché le sue fabbriche non rispettavano gli standard UE sulle emissioni industriali. L’azienda siderurgica Arcelor Mittal ha acquistato Ilva.

La Corte ora sostiene che le autorità italiane hanno compiuto sforzi per rendere le strutture più pulite e limitare i rischi per la salute. Ma il processo è molto lento.

Ad esempio, l’attuazione dei piani ambientali del 2014 è stata rinviata al 2023. Il governo italiano ha inoltre emanato un decreto inteso a garantire la continuità dell’attività delle fabbriche nonostante i rischi per la salute. Il populista Movimento Cinque Stelle si era battuto per chiudere la fabbrica durante la campagna elettorale, ma da quando è al governo il partito ha rinunciato.

L’organo esecutivo del Consiglio d’Europa, il Comitato dei Ministri, deve ora dire all’Italia quali misure devono essere adottate per proteggere la sua popolazione, ha affermato. I piani ambientali devono essere attuati il ​​più rapidamente possibile. © dpa/aerzteblatt.de

Federica Faugno

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